L’hanno chiamata la Signora del Morellino ed anche l’Ambasciatrice della Maremma per averne portato in giro per il mondo valori, profumi, intensità. È stata la prima donna presidente di un Consorzio quando nel 1992 prese in mano le redini dell’appena costituito Consorzio del Morellino di Scansano, ruolo ricoperto nuovamente tra il 2011 e il 2013. Oltre ad essere stata la prima donna presidente di una struttura consortile in Italia, nel 2006 Elisabetta è stata anche la prima donna eletta “Produttore dell’Anno” dalla testata enogastronomica tedesca Der Feinschmecker.
Le Pupille Winery: Una storia di successo toscano
La storia della Fattoria Le Pupille, situata nel cuore della Maremma toscana, è una storia di successo racchiusa in un'antica casa colonica color giallo intenso. Fondata nel 1985 da Elisabetta Geppetti, la fattoria ha una lunga tradizione vitivinicola ed è oggi considerata uno dei pionieri nella produzione di vini di alta qualità nella regione. In questo articolo, esploreremo la storia della fattoria, le sue radici familiari e le etichette più famose.
L'origine della Fattoria Le Pupille
La Fattoria Le Pupille ha una storia che risale a molti anni fa, quando il padre di Elisabetta, un ingegnere ferroviario, acquistò il podere che tutti chiamavano Le Pupille. Il nome deriva dalle torrette che si trovavano sulla cima di alcune colline circostanti, che sembravano degli occhi che guardavano il podere. Inizialmente, il padre di Elisabetta aveva comprato il podere come luogo di villeggiatura per la sua famiglia, ma presto decise di piantare alcuni vitigni e di produrre vino per consumo familiare.
Dopo la morte del padre, nel 1985, Elisabetta decise di prendere in mano l'azienda e di trasformarla in una realtà vitivinicola moderna. La sua visione ambiziosa sarebbe diventata la pietra angolare del successo della fattoria.
Le prime etichette
Nel 1982, la Fattoria Le Pupille produsse la sua prima etichetta "ufficiale", un Morellino Riserva annata 1978. Questo vino, prodotto con uve Sangiovese coltivate nella Maremma toscana, fu accolto con entusiasmo dai consumatori italiani e stranieri. Nel 1987, la fattoria produsse la sua etichetta più famosa, il Saffredi. Questo vino, un blend di Cabernet Sauvignon, Merlot e Petit Verdot, divenne presto un vero e proprio gioiello dell'enologia italiana, guadagnando riconoscimenti e premi in tutto il mondo.
Il successo internazionale
Oggi, i vini di Fattoria Le Pupille sono presenti in oltre quaranta paesi in tutto il mondo, dall'Italia agli Stati Uniti, dalla Cina all'Australia. Elisabetta ha passato la gestione dell'azienda a sua figlia maggiore, Clara, ma continua a supervisionare il processo di produzione e a far crescere il successo della fattoria.
Il successo della Fattoria Le Pupille è dovuto in gran parte alla qualità dei suoi vini, ma anche alla passione e alla determinazione di Elisabetta Geppetti. La sua visione ambiziosa di creare un vino di alta qualità in una regione che non era ancora considerata di pregio ha aperto la strada a molte altre aziende vinicole nella Maremma.
Conclusioni
La storia della Fattoria Le Pupille è una storia di successo italiana. Fondata su una tradizione familiare, la fattoria è diventata un'azienda vinicola di fama internazionale grazie alla passione e alla determinazione di Elisabetta Geppetti. Oggi, i vini di Le Pupille sono amati e apprezzati in tutto il mondo, rappresentando l'eccellenza del made in Italy. Se sei un appassionato di vini, ti consigliamo di visitare la Maremma toscana e di assaggiare i pregiati vini di questa storica cantina.
L’hanno chiamata la Signora del Morellino ed anche l’Ambasciatrice della Maremma per averne portato in giro per il mondo valori, profumi, intensità. È stata la prima donna presidente di un Consorzio quando nel 1992 prese in mano le redini dell’appena costituito Consorzio del Morellino di Scansano, ruolo ricoperto nuovamente tra il 2011 e il 2013. Oltre ad essere stata la prima donna presidente di una struttura consortile in Italia, nel 2006 Elisabetta è stata anche la prima donna eletta “Produttore dell’Anno” dalla testata enogastronomica tedesca Der Feinschmecker.